Dopo l’avvento di Patanjali e degli YogaSutra visto nell’articolo precedente, assistiamo ad’un ulteriore proliferazione dei culti, delle filosofie e delle religioni del subcontinente Indiano.
All’interno delle tradizioni induiste si consolidano i culti alle divinità Viṣṇu, Śiva e Devī; emergono tradizioni settarie e devozionali (bhakti); nella tradizione buddhista del Grande veicolo invece prende forma un ricco ed elaborato pantheon di divinità, la filosofia si consolida ed appaiono pratiche complesse di Yoga incentrate sulla meditazione profonda (dhyāna).
A partire dal VI-VII secolo appaiono gruppi di testi chiamati tantra o āgama, composti da diverse pratiche, culti e dottrine, che si rifanno a una nuova rilevazione, in contrasto con il sistema ortodosso dei Veda.
Nella visione tantrica, l’universo è creato, sostenuto e pervaso da un energia divina, la śakti, che l’adepto può imparare ad avvertire, controllare ed usare.
Troviamo nei tantra un forte senso di sacralità nei confronti del mondo concepito come manifestazione del divino.
Le figure di Śiva e Devī emergono come divinità centrali.
La divinità stessa viene polarizzata tra maschile e femminile e quest’ultimo polo è quello dell’energia creativa e dinamica che può apparire benefica ma anche distruttiva e paurosa.
La figura del guru assume un ruolo di maggior importanza;
A lui o lei è rivolta la stessa devozione dedicata alle divinità, di cui a volte è considerato la manifestazione umana.
I Tantra sono ricchi di tradizioni esoteriche:
Troviamo iniziazioni, vincoli di segretezza sulla trasmissione di un insegnamento circoscritto in un ristretto gruppo di maestri.
Questa segretezza va vista come una trasgressione nei confronti dei veda;
la tradizione tantrica sorge per sovvertire i sistemi ortodossi dominanti nel subcontinente indiano, portando con se pratiche atte ad abbattere le costrizioni nei confronti della purezza, la sfera alimentare ed in particolare riguardo sessualità e morte.
Sorgono figure come i siddha, maestri al culmine del percorso tantrico, che adottano comportamenti a volte paradossali e bizzarri, spronati da un forte senso di libertà e di sconvolgere le norme e le convenzioni presenti all’epoca.
Il contributo essenziale delle tradizioni Tantriche nei confronti dello Yoga, insieme a pratiche e filosofie, è una nuova visione e codifica del corpo umano e delle sottili energie che lo animano.
Viene esposto il Corpo Yogico, una complessa mappatura, usata ancora oggi nello yoga moderno.
Questo corpo Yogico è composto da canali (nāḍī), soffi (vāyu), ruote (cakra) e gocce (bindu).
Il controllo di questi elementi porta a esperienze liberanti, come il risveglio di Kuṇḍalinī, l’energia divina assopita in ognuno di noi.
Questo corpo yogico è centrale nella maggior parte dei rituali e delle pratiche meditative.
Si tratta di un corpo immateriale, visualizzato o immaginato dall’adepto.
Le pratiche tantriche sono ricche di visualizzazioni, si guadagnano uno spazio importante anche i mantra, invocazioni definiti “espressioni sacre”, ad esempio il più popolare tra tutti, l’Oṃ.
I Mantra erano già presenti in epoca vedica, ma grazie al tantra, da questo momento in poi saranno presenti in diverse pratiche, rituali o iniziazioni.
Nella prossimo articolo vedremo l’evoluzione dello Yoga attraverso l’Haṭhayoga Pradīpikā, testo che porta una nuova visione dello yoga nel medioevo indiano.
grazie per la lettura.
Diego

Benvenuti su DiegoYoga!
Qui troverete approfondimenti e molto altro sulla storia e filosofia dello Yoga!
In questa quinta puntata sulla storia dello Yoga ripercorriamo le tradizioni tantriche e il contributo che hanno portato allo Yoga.
